Quando sui social o sulla stampa locale si tocca l’argomento delle sale cinematografiche a Lecco si scatena spesso un putiferio. Improvvisamente si scopre una città cinefila e appassionata dell’ottava arte e ci si piange addosso senza ritegno, inserendo la scarsità di sale nell’arco di un declino che la città vivrebbe da tempo.
In effetti la moria di sale che Lecco ha subito è innegabile e la chiusura del Teatro della Società certamente non aiuta a rivitalizzare la città.
Però è anche innegabile che il bicchiere sia mezzo pieno e che gli amanti del cinema possono soddisfare i loro desideri anche in città o spostandosi solo di qualche chilometro.
In questo le sale della comunità del territorio giocano un ruolo da assoluti protagonisti, offrendo cinema anche di prima visione come è nel caso del nostro Palladium.
Ma vorremmo anche citare il Cardinal Ferrari di Galbiate, recentemente ristrutturato con una sala di 160 posti e una buona programmazione accompagnata da un’interessante rassegna. Oppure l’Auditorium di Calolziocorte e la recente apertura dell’Artesfera di Valmadrera. Di recente ad Olginate il Jolly è stato oggetto di un profondo restauro e, oltre al teatro, ci si sta muovendo verso la programmazione cinematografica.
A queste realtà se ne accompagnano anche di laiche quali Mandello e Bellano che offrono una programmazione valida. Tutte realtà che riescono ad operare e a sopravvivere grazie all’opera di volontari che con passione e competenza dedicano energie e tempo libero.
Non da ultimo merita una citazione il nostro Palladium che oltre alla programmazione di prima visione, la rassegna del giovedì per il terzo anno ospita iniziative teatrali ed artistiche del Comune di lecco, stante l’inagibilità del teatro sociale. A ciò aggiungiamo l’ospitalità a convegni ed eventi di varia natura che impegnano la sala nell’arco dell’anno.
La stagione scorsa si è chiusa con 28.000 biglietti staccati e la rassegna del giovedì si è cifrata con una media spettatori che sfiora le 300 presenze.
Quindi c’è sicuramente parecchio da lavorare per migliorarsi, ma perché non superare il trito piagnisteo e valorizzare le realtà locali che operano e lavorano?